Giotto e il Trecento
Giotto e il Trecento
lunedì 8 giugno 2009
Roma, Complesso del Vittoriano
6 marzo / 29 giugno 2009
prorogata fino al 26 luglio 2009
Così , tra Trecento e Cinquecento veniva descritta l’opera di Giotto, artista al quale è dedicata la mostra a cura di Alessandro Tomei, professore ordinario di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università di Chieti-Pescara e allestita presso il Complesso del Vittoriano a Roma; l’ultima grande mostra sull’artista presso la Galleria degli Uffizi a Firenze, risale al 1937.
Obiettivo dell’esposizione, è quello di riuscire a delineare una sorta di “viaggio” attraverso i vari luoghi italiani presso i quali l’artista ha lasciato la sua impronta; è così che ci muoviamo dalla Toscana, all’Umbria, al Veneto, alle Marche, ... ripercorrendo le opere degli artisti del tempo che hanno profondamente “sentito” la lezione del Maestro toscano.
La mostra è costituita da più di 150 opere, 20 delle quali eseguite da Giotto: polittici, sculture, dipinti su tavola e manufatti di oreficeria, manoscritti, opere provenienti da istituzioni ecclesiastiche e museali italiane e straniere.
Diamo per scontato che la maggiore produzione di Giotto è quella degli affreschi, ed è perciò che qui un grande contributo viene dato dalla didattica attraverso le varie riproduzioni multimediali e l’ausilio del “touch-screen” dedicato alla lettura degli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova.
La figura di Giotto si colloca in quella fase della storia dell’arte italiana che vede il passaggio dalla tradizione classica e medioevale al linguaggio rinascimentale; l’abbandono dell’espressione bizantina con la sua mancanza di profondità, la presenza costante e forte di elementi quali natura e paesaggio, l’importanza della collocazione della figura umana nello spazio con il risultato di una plasticità fino ad ora sconosciuta, fanno dell’opera di Giotto una delle novità assolute del periodo a cavallo tra Medioevo e Rinascimento.
“Compianto su Cristo morto”, 1304-1306 ca.
Padova, Cappella degli Scrovegni
“S. Francesco dona il mantello al povero
cavaliere”
1290-95
Al Vittoriano sono esposti i più bei polittici dell’artista: dal Polittico Peruzzi al Polittico di Badia a quello di Santa Reparata ...
quest’ultimo, che nel 1310 era sull’altare maggiore di Santa Reparata ed ora è in Santa Maria del Fiore a Firenze, è un doppio polittico a cinque pannelli, di cui una faccia rivolta verso i fedeli ed una verso gli officianti; al centro delle due fronti, rispettivamente, la Madonna con il Bambino e l’Annunciazione: quest’ultima, con quel gesto di ritrosia così sinuoso della Madonna e l’avvicinarsi della figura dell’arcangelo, è forse il pannello più sublime dell’opera...
La parte dedicata alla scultura, ci mostra poi quale fosse stata l’influenza di artisti come NicolaPisano e Arnolfo di Cambio sull’opera di Giotto e come essa, a sua volta, abbia influenzato la scultura moderna e contemporanea:
Giotto, Polittico di Santa Reparata
cattedr. Santa Maria del Fiore, Firenze
1310 ca. retro
Giotto, Polittico: Madonna col Bambino e i santi Nicola di Bari, Giovanni Evangelista, Pietro e Benedetto
Firenze, Galleria degli Uffizi
Giotto, Polittico, Cristo benedicente fra San Giovanni Evangelista, la Vergine, San Giovanni Battista e San Francesco d’Assisi
1310 - 1315
Ma l’influsso dell’opera di Giotto, non può essere circoscritto alla pittura, al contrario, come documentato nella mostra, esso copre molte altre espressioni artistiche: ecco perchè qui viene dato largo spazio alle arti suntuarie, come oreficerie e manoscritti, i mezzi più diffusi nel tempo per la divulgazione dei temi iconografici.
Sono presenti opere di grandi maestri, quali Cimabue, due tavole di Simone Martini,una conservata ad Orvieto, l’altra ai Musei Vaticani, due tavole di Pietro Lorenzetti provenienti dagli Uffizi, opere di miniatori quali il Maestro del Codice di San Giorgio e Cristoforo Orimina, orafi quali Andrea Pucci Sardi e Guccio di Mannaia...
Arnolfo di Cambio
Madonna della Natività
1300 ca.,
Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
Una scultura di Henry Moore
( Castleford 30 luglio 1898 - Perry Green 31 agosto 1986)
Giovanni Pisano, "Croce processionale" 1300 ca. legno,
Pistioia, Chiesa di Sant'Andrea
Cimabue, Madonna con il Bambino
Museo di Santa Verdiana, Castelfranco
Sono presenti, inoltre, una serie di piccole tavole come la “Crocifissione” del Mestro della Crocifissione campana o quella coi santi di Tommaso da Modena, veri e propri capolavori, così come un “S. Giovanni e la Maddalena dolenti” conservato a New York, opera di un pittore giottesco napoletano, la cui influenza si fa sentire particolarmente nelle espressioni dei volti:
la presenza di Giotto a Napoli presso la corte di Roberto D’Angiò,
è documentata tra il 1328 e il 1333.
Molto belli i due pannelli con le storie di Cristo di Giovanni
Baronzio, artista fra i protagonisti della grande scuola pittorica
riminese del Trecento.
Questi due pannelli , oggi conservati l’uno presso la Collezione della Cassa di Risparmio di Rimini, l’altro presso Palazzo Barberini a Roma, formavano un unico tavolato proveniente dalla Chiesa del convento francescano della Santa Croce di Villa Verucchio; l’artista, qui descrive la storia della Passio Domini Nostri Iesu Christi, raccontando per immagini il ciclo della Passione - Morte - Resurrezione di Gesù Cristo, fino alla discesa dello Spirito Santo: anche qui, l’impronta giottesca è chiaramente evidente.
In Toscana, i seguaci di Giotto sono numerosi: Taddeo Gaddi, Bernardo Daddi e Maso di Banco ne danno testimonianza presso la mostra, così come ad Assisi è da rilevare la presenza di Puccio Capanna, seguace del Maestro, con il quale lavorò anche Giottino.
Nella nostra esposizione è presente la sua “Crocifissione”, risalente alla metà del quarto decennio del sec. XIV e conservata presso Raleigh, North Carolina Museum of Art, Gift of the Samuel H. Kress Foundation.
Giovanni Baronzio "Dossale” pannello sinistro
IV decennio del sec. XIV
Rimini, Collezone Cassa di Risparmio
Giotto seguì probabilmente il suo Maestro Cimabue, a Roma, dove apprese la lezione classicista di Pietro Cavallini e Arnolfo di Cambio; sembra che nel 1310 0 1312 abitasse non lontano dal Colosseo.
L’artista rappresenta quindi scene concrete con chiari riferimenti alla realtà che lo circonda: è in questo modo che anche la figura di San Francesco nel ciclo assisiate, assume uno nuovo spessore realistico e non più leggendario.
Anche nelle Marche, pur non essendovi tracce del passaggio di Giotto, il suo linguaggio ha lasciato una forte impronta: nella mostra di cui ci occupiamo è presente una bellissima“Madonna dell’umiltà”, opera di Allegretto Nuzi e conservata ai Musei Vaticani, curiosamente seduta per terra e non sul trono.
Anche l’allestimento museale è degno di nota: l’illuminazione, ben dosata, è orientata esclusivamente sull’opera d’arte, mentre gli sfondi delle pareti, dipinti qui di un delicato tono di “rosa antico”, contribuiscono a creare la giusta atmosfera per la collocazione e l’ambientazione di ogni singolo pezzo.
La mostra, come già abbiamo accennato, correlata com’è da numerose didascalie esplicative e pannelli costituiti sia da ricostruzioni di immagini inerenti le opere non presenti, e sia ricchi di citazioni letterarie, si presta particolarmente ad itinerari scolastici, risultando completa ed esaustiva.
Puccio Capanna,
“Crocifissione”
Giotto, al pari di Dante in poesia, fu il fondatore dell’espressione pittorica italiana; senza mai dimenticare la sobrietà della scultura romanica o la linearità dell’arte gotica, la sua opera rappresenta la “summa” dell’arte figurativa del Medioevo.
L’impronta della sua espressione, si è fatta sentire in quasi tutte le scuole pittoriche italiane trecentesche ed anche d’oltralpe, rimanendo fonte di ispirazione per gli artisti rinascimentali quali Masaccio e Michelangelo, fino a gettare le basi per un’arte che qui possiamo già definire, senza ombra di dubbio,
“moderna”.
C.Carrà, “L’attesa”, 1926
C.Carrà, “Le figlie di Loth”, 1919
CI.Rovereto
Masaccio, “Crocifissione”, 1426 ca.
particolare
Napoli, Museo di Capodimonte
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Il più Sovrano Maestro stato in dipintura
Le immagini fotografiche sono tratte da INTERNET
GIOTTO