Nato a Vicchio di Mugello nel 1400 ca., ( città natale anche di Giotto),  l’Angelico diventò priore del convento di S. Domenico a Fiesole nel 1449.

Già attivo come artista dal 1417, negli anni ’40 era ormai il maggiore pittore fiorentino, ponendo le basi di un nuovo linguaggio artistico impregnato di “sacralità”, con un impianto rinascimentale ma essenzialmente mistico e trascendente.

Non dobbiamo dimenticare, come del resto sottolinea Calvesi, che l’artista fu osservatore del neo-tomismo e che il suo linguaggio è intriso di concetti teologici.

Tra il 1438 e il 1446, su commissione di papa Eugenio IV, realizza gli affreschi per il convento di San Marco a Firenze: per una conoscenza approfondita dell’artista, la visione di questo luogo è fondamentale: l’Angelico affrescò le celle con l’ “Annunciazione”, la “Natività”, ... i chiostri, i corridoi e la sala del capitolo con la “Crocifissione”; dopo la prima guerra mondiale vi furono trasferiti quasi tutti i quadri dell’artista ubicati nel capoluogo toscano.

E’ per questo che il convento rimane il punto di riferimento più importante per la comprensione dell’opera dell’Angelico.


Tebaide”, 1420 ca.,

cm 80x216, tempera su tavola,

Uffizi, Firenze.

Madonna col Bambino (Madonna dei Cedri)1423 c., tempera su tavola

  Sono stati restaurati per l’occasione e qui esposti il “Trittico” della Galleria Corsini di Roma e la predella della pala di Bosco ai Frati, mentre sono visibili per la prima volta la predella di Zagabria con le stimmate di San Francesco e il martirio di San Pietro martire, l’”Annunciazione” di Dresda, il frammento del San Giovanni Battista di  Lipsia, lo scomparto della pala di Annalena di Zurigo, i due sportelli dell’”Armadio degli Argenti”; inediti i due laterali del trittico con i “Beati e Dannati” del 1430 ca., appartenente ad una collezione privata americana e di cui manca la terza parte, il Cristo.

E’ proprio dal 1430 che l’Angelico muta il suo stile pittorico, avvicinandosi al Ghiberti; nei “Beati e dannati” la composizione è affollata dalle due masse dei personaggi, una ascendente e l’altra discendente, in antitesi anche nei colori  e nell’andamento, gli uni, dannati, dove predominano  il rosso e il senso di disordine, gli altri, in toni chiari che ascendono quasi fluttuando e disposti in file regolari: il contrasto è reso con una efficacia davvero unica e raffinata.

Nel “Paradiso” del 1434-’35 non vi sono riferimenti architettonici, ma lo schema e la disposizione delle figure restituiscono un complesso scorcio prospettico.

Annunciazione” 1430 ca., 195x158 cm,

Chiesa di S. Maria delle Grazie, S. Giovanni in Valdarno.

Madonna dell’umiltà  e cinque angeli”, 1433-35 c., tempera su tavola, cm 98 x 49, Barcellona, Museo Nacional d’Art de Catalunya, Coll. Thyssen

Il  Paradiso”, 1434-35 c.,

tempera su tavola,

Firenze, Uffizi

Interessante nel catalogo la parte dedicata alle indagini riflettografiche agli infrarossi applicata ad un certo numero delle opere dell’artista, ad opera del Laboratorio Arti Visive della Scuola Normale Superiore di Pisa; ne emergono l’importanza e l’alta qualità disegnativa,  oltre che i rari ripensamenti nel progredire delle opere.

Miracolo del veliero”, scomparto della predella con Storie di san Nicola del polittico di Perugia,

Pinacoteca Vaticana

tempera su tavola, 1442-47 c.


Martirio di San Marco”, scomparto della predella del Tabernacolo dei Linaiuoli 1433-35 c.,

tempera su tavola

Cristo in croce”, 1425 ca.,

disegno colorato a penna , inchiostro bruno, acquerello rosso su carta, cm. 29,3x19

Vienna, Graphische Sammlung Albertina

L’allestimento museale è caratterizzato da un susseguirsi di pannelli sui quali appoggiano le opere dell’artista, color “lapislazzulo”, amato particolarmente dall’Angelico e usato soprattutto nelle vesti delle sue figure; il visitatore entra quindi in un ambiente di semi-oscurità, dove le luci sono posizionate in modo da illuminare esclusivamente l’opera d’arte esposta: un’atmosfera, quindi, fortemente suggestiva.

Il percorso artistico dell’Angelico si sviluppa nelle diverse sale, attraverso le opere, in maniera fluida e chiara, tentando di dare un panorama di quelle che erano le varie attività dell’artista e la sua poliedricità nelle varie tecniche: le numerose didascalie aiutano il fruitore nella lettura e nella comprensione dell’opera.


Poco o quasi nulla è però dedicato alla didattica: ad esclusione del catalogo monografico, la mostra non è accompagnata, all’ingresso,  da nessun ausilio esplicativo che possa introdurre lo spettatore ad accogliere l’opera di questo grande artista rinascimentale.

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   Le immagini fotografiche sono tratte da INTERNET



Lorenzo Monaco e miniatori angelichiani, Diurno domenicale, Corale 3 di S. Maria degli Angeli. Post, 1409-ante 1455, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana

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