Caravaggio   

Bacon

Roma, Galleria Borghese

2 ottobre 2009 - 24 gennaio 2010

Caravaggio

Martirio di Sant’Orsola”, 1610

Non vi è dubbio che i percorsi espositivi di mostre come quella che qui stiamo trattando, e cioè all’interno di spazi museali dove solitamente lo spettatore si reca per poter ammirare le opere di grandi artisti quali Canova o Bernini, solo per citarne qualcuno, risultano più difficili da assimilare ed analizzare:

ci troviamo immersi in queste grandi sale dove la nostra attenzione non è più solo attratta dai due artisti in questione, ma da tutte le altre opere esposte, per lo più maestose; questo aspetto della fruizione può avere caratteri positivi quanto negativi.

Nel cammino lungo la lettura dei due pittori, il nostro sguardo è continuamente “attratto/distratto” dal resto delle opere; ciò significa riuscire a captare la bellezza e i significati dell’insieme così monumentale della Galleria, e nello stesso tempo essere chiamati a soffermarci su quella che è la mostra vera e propria di “Caravaggio e Bacon”: non è detto che ciò risulti essere sempre così semplice...

E’ anche vero che non possiamo negare il fascino della stretta convivenza e relazione creatasi tra arte antica e moderna, tra presente e passato, tra classicità e modernità ...

E’ probabile comunque che lo spettatore possa talvolta, per le ragioni dette, trovarsi confuso e spiazzato dai numerosi e continui stimoli che il tipo di allestimento propone.

Caravaggio

“Giuditta che decapita Oloferne”, 1599

Francis Bacon

Studio di Georg Dyer

La collezione permanente di Galleria Borghese con le sue opere di Caravaggio quali il “Fanciullo con canestro di frutta”, Bacchino malato”, “Davide con la testa di Golia”, “Madonna dei Palafrenieri”, “San Gerolamo scrivente”, “San Giovanni Battista”, si arricchisce di altre sue opere quali “La caduta di Saulo” proveniente da Santa Maria del Popolo, “La negazione di Pietro” del Metropolitan, fino alle ultime opere dell’artista quali “Il martirio di sant’Orsola” e “Il ritratto di Antonio Martelli, cavaliere di Malta” proveniente da Palazzo Pitti e dipinto da Caravaggio tra il 1607, data del suo arrivo a Malta e il 1608.


Accanto a questi pezzi, le 20 opere di Bacon: i trittici, quali “Triptych by the Orestia of Aeschylus” proveniente dall’Astrup Fearnley Museum di Oslo, il “Triptych August 1972” dalla Tate Gallery, i vari ritratti come lo “Study for a portrait of George Dyer”, dipinto nel 1971 in seguito al suicidio del suo compagno, i “Three studies of Lucian Freud”, il “Portrait of Isabel Rawsthorne” e le opere ritraenti Innocenzo X da Velazquez ( l’artista ne dipinse cinquanta variazioni).

Come è stato più volte sottolineato in occasione di questa mostra, l’intento della proposta nell’affiancare due grandi artisti così lontani nel tempo fra loro, non è certo stato quello di voler creare delle linee di raffronto o paralleli dal punto di vista del linguaggio e concettuali, ma, si è più volte scritto che l’operazione è stata quella di creare un “invito a compiere un’esperienza estetica”.


Ecco quindi che il presentare insieme le opere di un Caravaggio e di un Bacon diventa l’occasione per farci penetrare nella figura del “genio” e di due figure così estreme: siamo invitati a riflettere, in entrambe gli artisti, sul problema centrale del dramma umano esistenziale, basando il loro percorso artistico sull’esperienza del vero e sulla percezione della realtà, superando e andando al di là delle differenze storiche e della loro epoca: dramma umano che qui, nell’uno e nell’altro, si fa tragedia universale.


Nel libro di D. Sylvester “Looking back at Francis Bacon”, New York 2000, l’artista dice che vuole che la sua pittura lasci un’impronta della presenza umana e degli eventi passati, così come una lumaca lascia la sua traccia ...

Caravaggio, “Madonna dei Palafrenieri”,

1605

Caravaggio, “Conversione di San Paolo”,

1600- 1601

Francis Bacon,

Trittico ispirato dall'Orestea di Eschilo”,

1981

Francis Bacon

Ritratto di Isabel Rawsthorne”,

1966

Francis Bacon,

“Studio per ritratto III” (dal calco della testa di William Blake)

Ciò che voglio fare è distorcere la cosa molto al di là dell’apparenza, ma nella distorsione stessa riportarla a una registrazione dell'apparenza ... Chi oggi è riuscito a registrare qualcosa, qualcosa che venga recepito come realtà, senza aver compiuto un grave scempio all’immagine?


                                                 Francis Bacon

Francis Bacon

Studi dal corpo umano”,

1975

Caravaggio

“San Gerolamo scrivente”,

1612

Spesso le figure di Bacon vengono raffigurate come imprigionate in una gabbia rappresentata semplicemente da una linea che disegna un parallelepipedo che scandisce lo spazio; questo è un modo, come lui stesso dice, di isolare il soggetto e concentrarsi su di esso: nelle sue opere è essenziale cogliere il significato centrale della realtà, scavando con estrema forza all’interno di essa fino a giungere alla deformazione e all’astrazione del soggetto.


Bacon fu sempre attratto dal trittico, sia per rappresentare la figura in movimento, sia per farci assistere al mutamento dei suoi soggetti; il trittico, rappresenta la continua ricerca da parte dell’artista della rappresentazione del reale nelle dimensioni spazio-temporali.

Uno degli aspetti più interessanti del linguaggio di Bacon, è la sua volontà che i suoi dipinti fossero protetti da vetro: il fatto che il riflesso potesse disturbare lo spettatore assumeva per l’artista un significato positivo; colui che si trovava di fronte ad una sua opera avrebbe dovuto guardare, oltre il dipinto, sè stesso e l’ambiente circostante; nel caso della nostra mostra, l’ambiente di Galleria Borghese, con le sue sale e le sue opere, si riflette nell’opera di Bacon, intrecciando e confondendo la nostra immagine, la pittura, la scultura, lo spazio ...

Francis Bacon

Studio da un ritratto di Papa Innocenzo X

1965

E’ possibile insomma che, naturalizzando l’antica metafora che la pittura deve essere il rispecchiamento della realtà, il Caravaggio, da schietto San Tommaso, provasse di attenersi al sodo dello specchio vero che gli dava finalmente il vano della visione ottica già colmo di verità e privo di vagheggiamenti stilizzanti . Così egli venne a scoprire - e fu quasi una scoperta scientifica, fu in ogni caso un’esperienza – la sua personale, empirica «camera ottica»...


... Ma il Caravaggio si rivolgeva alla vita intera e senza classi, ai sentimenti semplici e persino all’aspetto feriale degli oggetti, delle cose che valgono, nello specchio, al pari degli uomini, delle «figure». (…)


                                                             Roberto Longhi

Caravaggio

Ritratto di Antonio Martelli, Cavaliere di Malta”

1608-1609

Così Roberto Longhi interpretava la pittura del grande Michelangelo Merisi, intendendola come fedele rappresentazione della realtà che lo circondava, come ricerca dell’espressione popolare del suo tempo; è così che Caravaggio, dipingendo opere come “La morte della Vergine” ( rifiutata dai frati di Santa Maria della Scala ed acquistata da Rubens per la collezione del Duca di Mantova), prende come modella una donna annegata nel Tevere, o nelle sue diverse redazioni di “Bacco”, la divinità mitologica diventa, di volta in volta, autoritratto nel momento dell’attacco di malaria o garzone di osteria ...

La verità di natura, qui sostituisce i canoni classsicisti, la drammaticità dell’evento è restituita in tutta la sua crudezza, dando origine ad una iconografia rivoluzionaria rifiutata dall’accademismo dei suoi contemporanei.

Caravaggio

“Autoritratto come Bacco”,

1593-94

Caravaggio

Ragazzo con canestro di frutta”,

1593-94

Caravaggio

“Resurrezione di Lazzaro”,

1609

Caravaggio e Bacon, due “geni” dell’espressione artistica, due personalità forti e dirompenti che hanno saputo trasmettere la drammaticità dell’essere in maniera e momenti diversi della storia; il loro accostamento qui, in questo contesto, un contesto diverso da quello per il quale le loro opere erano state pensate, non può portarci a nessun tipo di confronto o legame stilistico, se non ad una riflessione sull’esistenza umana letta attraverso la propria condizione di precarietà e fragilità.

«Quei pensatori in cui tutte le stelle si muovono in orbite cicliche non sono i più profondi; chi scruta entro se stesso come in un immenso spazio cosmico e porta in sé vie lattee sa anche come siano irregolari tutte le vie lattee: esse conducono dentro al caos e al labirinto dell'esistenza»



                                   Friederich Nietzsche (Gaia scienza 322).

I vostri commenti

   Le immagini fotografiche sono tratte da INTERNET

 

Brava Onorina, mi è piaciuto molto l'accostamento fra i due artisti. Bacon è

uno dei miei preferiti. Ciao a presto. Sandra

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