Filippo Tommaso Marinetti


Roma, Scuderie del Quirinale

20 febbraio - 24 maggio 2009

Da sinistra: Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni, Severini.

Parigi, 1912

M. Schifano, “I futuristi”, 1964

Carlo Carrà

Notturno in Piazza Beccaria”,( 1910 ca),

Milano, Civica Galleria d'Arte Moderna, collezione Jucker

(sala 1)

Il futurismo nasce in un momento storico di grandi cambiamenti dovuti a svariati fattori determinanti: la guerra, le nuove scoperte, la tecnologia, l’industria, il progresso ...



...tutto ciò portava a collocare l’essere umano in una nuova realtà, quella della velocità: le automobili cominciavano a riempire le strade cittadine,  la luce (quella elettrica),  iniziava ad illuminarle, tutto faceva avvertire questo nuovo senso di movimento e di dinamismo...


L’ideologia del futurismo derivava da una spiccata polemica contro il tradizionalismo culturale e il “passatismo” benpensante e borghese; partendo dalle teorie di Bergson e Nietzsche, i futuristi con a capo Filippo Tommaso Marinetti ideologizzarono il gesto e la parola  ed elaborarono il loro linguaggio artistico traendo ispirazione dalla città industriale, dal mito della velocità...


E’ così che le loro opere si caratterizzarono per la scomposizione del colore e della forma, partendo da quelle che erano le teorie divisioniste e postimpressioniste.

Umberto Boccioni

Officine a Porta Romana”,  1909

Collezione IntesaBci, Milano

(sala 1)

Carlo Carrà

I funerali dell’anarchico Galli”, 1911

Museum of Modern Art di New York

(sala II)



Il dinamismo futurista trova così espressione in pittura attraverso l’infittirsi e l’incrociarsi delle linee, la luce,  diventa l’elemento sul quale le composizioni vengono costruite, così come le diagonali e i tagli geometrici delle immagini esaltano l’idea del movimento e dell’energia.


Marinetti riesce così a far pubblicare il suo manifesto su numerosi giornali stranieri, arrivando in Russia; ma la pittura non fu l’unica manifestazione artistica del movimento: la scultura, la musica, l’architettura, il teatro.. ogni espressione figurativa e non, fu toccata dalle nuove idee e dai cambiamenti introdotti dalla figura di Marinetti e del suo gruppo.




Luigi Russolo iniziò a riempire di pubblico le serate futuriste con la sua “macchina intonarumori”, il teatro prediligeva la commedia e il varietà al posto della tragedia, al fine di appoggiare l’ottimismo dettato dalla politica del momento.


Anche in architettura Antonio Sant’Elia pubblica il suo manifesto futurista, tendendo alla creazione della città del futuro, dove dinamismo e movimento determinano la costruzione della casa ideale: l’uso di forme ellittiche e la trasformazione del concetto  di simmetria, caratterizzano la tendenza al rifiuto della staticità.

La “macchina intonarumori

di L. Russolo

1913

(non presente in mostra)

La Città Nuova, di Antonio

Sant'Elia, 1914

(non presente in mostra)



Nella mostra di cui ci occupiamo,  è esposta la bellissima serie de “Gli stati d’animo” di Umberto Boccioni, la seconda versione dipinta dall’artista dopo il suo viaggio a Parigi e la conoscenza del cubismo;



                 



trasmettono, attraverso il movimento fluente e sinuoso delle linee, lo stato interiore di coloro che si distaccano nel momento della partenza e dell’abbandono: una traduzione dei sentimenti e delle emozioni attraverso il colore e il movimento.

Gli addii”, 1911

New York, Museum of Modern Art

(sala II)

“Quelli che vanno”, 1911

New York, Museum of Modern Art

(salaII)

Quelli che restano”, 1911

New york, Museum of Modern Art

(sala II)

Anche Marcel Duchamp sperimenta le dinamiche del movimento ma in senso diverso dal cubismo e dal futurismo; un nuovo elemento entra a prendere parte della composizione:


                             il tempo.


Il movimento delle figure viene analizzato attraverso dei fotogrammi e così facendo la pittura ve oltre se stessa e si muove verso la rappresentazione cinematografica: le sperimentazioni in campo cinetico, gli permetteranno di trasporre le sue ricerche anche in campo pittorico e negli oggetti da lui esposti.

Marcel Duchamp

Nudo che scende le scale”, 1912

Philadelphia Museum of Art

(sala V)



Picasso e Braque, esponenti del cubismo, impostano in modo nuovo il processo di distruzione della prospettiva  iniziato da impressionisti e fauves: il problema non era quello di esprimere l’oggetto nella sua collocazione spaziale, ma  di darne una simultaneità di visione.


L’oggetto, ora di uso comune, viene così scomposto in tutte le sue parti, i piani si spezzano, nel colore predominano i grigi e le terre...



Nel 1913, in occasione della mostra alla Galleria Sturm di Berlino di Robert Delaunay, Guillame Apollinaire conia il movimento del quale l’artista fa parte, con il nome di “Orfismo”: il ritmo cromatico e il contrasto tra i colori, definiscono il movimento...



Anche in Russia, negli stessi anni, si delinea una nuova idea estetica, caratterizzata dalla fusione dello stile cubista e l’espressione futurista.


Kasimir Malevic basa le sue rappresentazioni sulla stilizzazione di forme geometriche, scomponendo piani e contrapponendo zone di colore, avvicinandosi alla pittura di Fernand Léger.


Nel 1914, al Salon des Indépendents,  espone opere cubo-futuriste, accompagnando le sue composizioni pittoriche a scritte, collages, lettere...

Robert Delaunay

Forme circolari, Sole n.2”, 1912- 1913

Solomon R.Guggenheim Museum

(sala VII)

Kasimir Malevic

L’aviatore”, 1914

(sala VIII)



Il primo futurismo può considerarsi concluso sin dal 1916, quando i suoi esponenti avvertirono i sintomi della crisi sociale e politica della guerra; il senso della ricerca mutò radicalmente e gli interessi del movimento si spostarono da quelle che erano solo problematiche estetiche ad altre di natura politica.


Ecco quindi che Gino Severini dipinge opere come “Treno suburbano che arriva a Parigi”; come altri esponenti futuristi, anche Severini ha sostenuto l’intervento dell’Italia in guerra, e il treno qui dipinto non è altro che la rappresentazione di uno dei mezzi che si sposta tra la città e il fronte: dinamicità e movimento si accompagnano a riferimenti realistici.

Gino Severini

Treno suburbano che arriva a Parigi”, 1915

(sala X)

Giacomo Balla

Insidie di guerra”, 1915

Elica e Luce Balla per dono

(sala X)

Nell’ultima sala, è esposta l’opera in bronzo di Umberto Boccioni “Sviluppo di una bottiglia nello spazio”.


E’ un’opera fondamentale per l’attività scultorea dell’artista: qui, un semplice oggetto, una semplice “natura morta”, trattiene, nella sua scomposizione formale e volumetrica, tutto il dinamismo e l’aerodinamicità teorizzati dal futurismo; l’oggetto si avvita su se stesso ed è come se questa forza rotatoria lo spingesse verso l’alto, creando un’energia plastica di notevole modernità. e un tutt’uno con lo spazio.


Non a caso, l’architetto canadese Frank O. Gehry, ne trarrà ispirazione per il suo progetto del Guggenheim Museum di Bilbao.



Umberto Boccioni

Sviluppo di una bottiglia nello spazio”, 1912

Civico Museo d'Arte Contemporanea (CIMAC)

Civiche Raccolte d'Arte, Milano



Frank O. Gehry

Guggenheim Museum,

Bilbao, 1997



L’allestimento della mostra, a cura di Didier  Ottinger, (a differenza - ad esempio - della mostra su Giovanni Bellini curata da Mauro Lucco e Giovanni C.F. Villa), non è dei più notevoli: lo spazio risulta abbastanza neutro e minimalista con le sue pareti grigie e il predominio della penombra, considerando che, le opere, con i loro colori squillanti, affollano già abbastanza le sale.


Criticabile potrebbe ad esempio essere la collocazione dell’opera di Umberto Boccioni “Sviluppo di una bottiglia nello spazio”, che risulta quasi relegata nell’ultima sala senza particolari accorgimenti museografici.



Buono lo studio delle luci sui singoli pezzi esposti, ma ciò che lascia un pò a desiderare e che poteva essere curato maggiormente, è lo spazio iniziale dedicato alle proiezioni documentaristiche: la scelta dell’ubicazione non è tra le più felici, in prossimità della confusionaria biglietteria e del guardaroba che non permettono una adeguata audizione, inoltre, trattandosi di un’esposizione su di un  movimento artistico che si è manifestato nelle più svariate discipline delle arti figurative, forse un maggior approfondimento filmico e didattico sarebbe stato più che opportuno.

Non so se hai ricevuto la mia prima e-mail ma ti volevo fare i miei complimenti,

aggiungi un pò di poesia. ciao vanna

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