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Affreschi nella Domus Aurea

Ancora oggi le firme di artisti famosi presenti nei sotterranei, quali Raffaello, Ghirlandaio, Pinturicchio, Giovanni da Udine, testimoniano la loro presenza in quei luoghi e fu così che logge, vestiboli e stufette dell’aristocrazia romana, vennero decorate ricalcando quello stile, come possiamo vedere nei Palazzi Vaticani, a Villa Madama, a Castel Sant’Angelo ....

Palazzo Farnese

Decorazione a grottesche

La decorazione “a grottesche”, sviluppatasi così agli inizi del cinquecento, cominciò a diffondersi nell’affresco, nella grafica, negli arazzi; le rappresentazioni spaziavano tra la pura decorazione e il racconto di un mondo irreale e fantastico, unito ad un’atmosfera intrisa d’ironia e divertimento. Proprio questa estrema libertà visibile sia nei soggetti che nella disposizione degli elementi pittorici, risponde ad una vera e propria estraneità rispetto a quelli che erano i canoni classici, e fa sì che il nuovo linguaggio si diffonda velocemente: la visione prospettica dello spazio viene qui negata per dare posto all’immaginazione e alla fantasia.


Nel corso del secolo, le opere di Raffaello e di Giovanni da Udine ne consacrano il modello.

Scuola di Raffaello, affresco della Volta

Logge Vaticane

Raffaello, Grottesche e stucchi, part. 1517-1519

Logge Vaticane

Giovanni da Udine, Grottesca

Logge Vaticane

Giovanni da Udine

Palazzo Baldassini



“... queste grottesche hanno acquistato questo nome dai moderni, per essersi trovate in certe caverne della terra in Roma dagli studiosi, le quali caverne anticamente erano camere, stufe, studii, sale e altre cotai cose. Questi studiosi trovandole in questi luoghi cavernosi, per essere alzato dagli antichi in qua il terreno e restate quelle in basso, e perchè il vocabulo chiama quei luoghi bassi in Roma, grotte; da questo si acquistarono il nome di grottesche”.


                                                                     B. Cellini, “Vita





“... le grottesche sono una spezie di pitture licenziose e ridicole molto, fatte dagl’antichi per ornamenti di vani, dove in alcuni luoghi non stava bene altro che cose in aria; per il che facevano in quelle tutte sconciature di mostri, per strattezza della natura e per gricciolo e ghiribizzo degli artefici; i quali fanno in quelle, cose senza alcuna regola, apiccando a un sottilissimo filo un peso che non si può reggere, a un cavallo le gambe di foglie, e a un uomo le gambe di gru, e infiniti sciarpelloni e passerotti...”




                                            G. Vasari, “Le vite dei più eccellenti pittori...”



Se vogliamo guardare ancora più indietro, già l’opera di Vitruvio e più specificatamente il VII libro del De architectura, esprime parere negativo rispetto a questo tipo di decorazione, bocciando gli ornati del terzo stile pompeiano e preferendo, per ciò che riguarda il dipingere grandi superfici, soggetti mitologici.


Le rappresentazioni bizzarre e stravaganti già avevano proliferato lungo il corso del Medioevo e nella seconda metà del Trecento, affollando i margini dei manoscritti a Milano, Parigi ...


... non dimentichiamo, successivamente, le opere fantastiche di Hieronimus Bosch, che, rivoluzionando gli spazi calmi degli interni tradizionali fiamminghi, popola le sue composizioni di minuscoli mostri e animali fantastici.

Hieronimus Bosch, Il giardino delle delizie

1503 - 1504

Madrid, Museo del Prado



In ogni caso il fiorire di questo genere deve essere considerato strettamente legato all’epoca in cui si sviluppò, con il suo forte senso del divertimento, la sua rappresentazione del mondo ironica e canzonatoria ...


... la letteratura cinquecentesca è pervasa da questi sentimenti: basti guardare ai Macaronices di Teofilo Folengo del 1517 dove la fantasia del linguaggio diventa dissacrante e dove il riso e la comicità prendono piede e alla letteratura di Rabelais diffusasi proprio nello stesso periodo delle grottesche.


Bisognerà arrivare ai Carracci perché il fiorire di questo tipo di pittura venga improvvisamente arrestato: la Controriforma non aveva certo bisogno di una pittura così stravagante e bizzarra. E’ solo alla fine del Seicento che essa potrà nuovamente aver fortuna e in pieno Ottocento se ne svilupperà l’uso soprattutto nella produzione di tessuti e incisioni.

Tessuto in seta

Lione, 1770



Ma, come osserva lo Chastel proprio nel suo breve ma interessante saggio dal titolo “La grottesca”, ancora oggi, nell’arte moderna, troviamo reminescenze e legami con il linguaggio delle grottesche; che dire delle :


” ... forme in sospensione, in lievitazione, in corso di metamorfosi di Paul Klee, nei giochi caricaturali pieni di ghirigori e di meandri dovuti alla penna di Steinberg, ... un bisogno di esilarante leggerezza, tutti impulsi e virtù che nulla perdono se collegati nella prospettiva storica della grottesca...”.

Paul Klee

Hoffmannesque fairy-tale, 1921

Albertina, Vienna

Saul Steinberg

The New York Magazine

1964

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